mercoledì 7 novembre 2012

Il primo innesto non si scorda mai


Si possono leggere libri con minuziose spiegazioni sulle tecniche da eseguire, ma nessuna lettura potrà mai sostituire l'utilità dell'esecuzione diretta della tecnica stessa.
Oggi racconto come, con la guida di un gentile Giardiniere, ho eseguito quella magica pratica che è l'innesto, in cui, se vi è compatibilità, due piante vengono unite perchè sviluppino le loro parti migliori nel nuovo esemplare.



In questo caso, è stata unita una marza prelevata da un acero già innestato, su di un acero cresciuto da seme.


E' stata praticata un'incisione sul portainnesto, in cui è stata inserita la marza alla cui parte terminale è stata assottigliata la punta, in modo che le superfici delle due piante fossero in contatto.




E' stato poi avvolto  un elastico perchè le due parti combaciassero perfettamente. Per circa un mese, si protegge la parte in cui si è eseguito l'innesto con del nylon bianco o con  la carta che si usa per avvolgere la carne o il formaggio, chiudendola ai lati "a caramella",  in modo da mantenere l'umidità necessaria alla formazione del callo.


Qui si vede bene il callo che si è formato sulla ferita della corteccia che si era creata anche sull'incisione troppo profonda che hanno fatto le mie mani inesperte.


 L'innesto sembra comunque al momento riuscito e le piantine hanno un aspetto sano.



Dopo l'innesto, la chioma del portainnesto si è sviluppata molto rapidamente.

Ora però confesso di non sapere come procedere. Devo tagliare la chioma del portainnesto? Devo travasarle in un vaso un po' più grande? Devo proteggerle dal freddo sinché sono piccole?
Nel mio corso di giardinaggio sono ancora alla storia dei giardini...